Betta (Anonimo)
(giovedì 11 aprile 2013)
Categoria: Rabbia
Com'è triste la crisi
Oggi qua era una bella giornata primaverile, anche nella temperatura. Sono andata da casa al negozio a piedi, godendomi quella mezz'oretta abbondante di passeggiata con gioia.
In negozio però oggi pomeriggio mi è capitato di assistere ad una scena di quelle che purtroppo, di questi tempi, capitano con più frequenza per via della crisi. Arriva una coppia sulla sessantina, persone educate e molto dignitose. Sono venuti a vendere due catenine, un braccialetto d'oro e un anellino. Piccoli oggetti che, immagino, avranno avuto un valore affettivo come ricordi di famiglia e di una vita. Un valore molto maggiore di quello commerciale.
Il mio datore di lavoro li ha ricevuti in separata sede, in laboratorio, per fare le valutazioni, ma ha voluto che seguissi anch'io tutta la procedura. Tutto a norma di legge, con tanto di fotocopia del documento del venditore, e anche una buona valutazione. Ma che tristezza. Mi ha poi detto che quella coppia sono vecchi clienti del negozio. Anche lui era molto rattristato, ma non ha fatto domande superflue, per delicatezza, ma si può immaginare il motivo per cui han deciso di disfarsi di quei piccoli monili. E con tristezza mi ha detto che questa è la parte meno gradevole del nostro lavoro, ma è comunque un dovere trattare il cliente (che in questo caso è venditore) con la massima correttezza e anche qualcosa di più. Almeno non finirà nelle mani di altri commercianti con pochi scrupoli (ce ne sono tanti, purtroppo).
Vi ho raccontato questo episodio perché ne sono stata turbata. Ho anche capito che è una sensazione spiacevole a cui non ci si abitua mai veramente. Peggio ancora se le persone in stato di necessità sono vecchi clienti che conoscevi da tanto tempo.